La scuola è accoglienza
“Se non imparo nel modo in cui tu insegni, insegnami nel modo in cui imparo (anonimo) “
“Maestro, insegnami a fare da solo…” ( di montessoriana memoria).
Sono queste e tante altre ancora le frasi che ci rimandano ad una riflessione su quello che oggi rappresenta un imperativo morale cui deve sottendere la scuola: la scuola è accoglienza. Accogliere è accettare, ma non solo; è soprattutto inclusione in un processo didattico, progettato e pianificato che tenga conto della varietà dei soggetti cui è rivolto, appartenenti a categorie specifiche, diverse per provenienza geografica, sociale, economica e per bisogni legati a condizioni personali (disabilità, bisogni educativi speciali).
Le variabili in gioco
Una didattica moderna ed efficace deve tener conto dei fattori sociali, culturali, del vissuto personale di ogni alunno, in quanto elementi condizionanti dei processi cognitivi e delle abilità psicologiche che ne favoriscono o ostacolano l’apprendimento.
Una didattica di qualità deve, maggiormente, valorizzare e potenziare lo stile di apprendimento di ogni bambino e metterlo in condizione (soprattutto, nel caso di bambini con differenti difficoltà didattiche) di portare a compimento e in maniera autonoma e felice il compito assegnato.
Gli strumenti compensativi personalizzati
Lavoro come docente specializzata in una scuola primaria. La classe è costituita da bambini splendidi che hanno tempi di attenzione del tutto dissimili e capacità cognitive varie per cui si rende indispensabile l’utilizzo di una metodologia che rispetti le loro singole esigenze ma nel contempo faciliti il lavoro di noi insegnanti. Nasce da qui la mia idea, supportata dalle mie colleghe del team, di creare degli strumenti compensativi “personalizzati”. Sono questi strumenti compensativi (Italiano, Matematica e metodo di studio) che non hanno la pretesa di risolvere completamente le problematiche presenti ma possono aiutare l’alunno a potenziare i suoi punti di forza, possono alleggerire il carico di lavoro dell’insegnante che trova del materiale già “assemblato”; altresì consentono al genitore che non ha competenze specifiche di offrire un aiuto al figlio.
Relazione e collaborazione
Una didattica inclusiva è vero, non deve essere individualistica né avere carattere episodico; deve favorire l’aspetto relazionale e collaborativo nel gruppo ed avere carattere di continuità, ma prima ancora deve, attraverso l’utilizzo di strategie e strumenti adeguati, guidare il bambino a” scoprire la capacità di scoprirsi da sé” (cit. Montessori). Il benessere collettivo non può prescindere dal benessere personale: il bambino di oggi, futuro uomo di domani, sta bene con gli altri se sta bene con se stesso.
Complimenti alla D.ssa M.G.Ulivi per l’articolo.
È esaustivo e espone una visione del mondo della scuola completa e interessante.